Critica

TRA REALTA’ E FANTASIA.

Oltre il pensiero, nel segno e nel colore

di Fernando Noris

 

L’esuberante diaspora formativa di Mimma Maspoli ha seguito, e tuttora segue, l’itinerario

di un ininterrotto viaggio. Negli incontri, nelle persone, nei luoghi, nei tempi, nelle frequentazioni.

Un percorso in cui molti e originali sono gli elementi espressivi che hanno costruito questo

suo personale inventario di immaginazioni. (…)

Il primo è quello di una indagine amorosa sulla intrinseca espressività dei materiali. Legno,

plexiglas, linoleum, lastre di metallo, pietre, rulli, torchi, strumenti di incisione, inchiostri, colori.

Ciascuno di questi oggetti, nel proprio specifico, cela profonde qualità mimetiche e ha sollecitato in

Mimma Maspoli applicazioni sottilmente interpretative. (…)

Ma la carta, più di tutti gli altri strumenti, si è rivelata e si rivela ricca di infinite e specifiche

potenzialità. Tanti generi di carta. Docile, porosa, tattile, amorevole ospite di invenzioni, assoluta

complice nei procedimenti disegnativi e incisori. Mimma Maspoli cerca costantemente di

tenere conto delle sue qualità, a partire dell’impasto della sua origine, della sua filigrana, della sua

consistenza, della morbidità del suo imitare un tessuto o una tela sfrangiati.

Il secondo elemento è quello che, al di là del risultato ricercato, atteso o a volte inaspettato,

rende testimonianza della cura che Mimma Maspoli dedica ai processi esecutivi del proprio lavoro.

Un processo è la testimonianza di una intenzione. E’ lo sviluppo progressivo di un progetto. E’ un

atto di volontà e di pensiero. Grazie a questa attitudine mentale, le osservazioni che M. Maspoli

conduce in presenza della realtà riescono sempre a tradursi in evocazioni d’astratta sublimazione.

Il dato naturale continua a sopravvivere, come ricordo e come pretesto d’avvio, ma attraverso

una soluzione ponte, trasferisce la creazione dell’artista e l’osservazione di chi guarda, in una

dimensione affatto diversa, di delicata elaborazione concettuale e poetica. A ben guardare, tutto

ciò finisce per identificarsi in una forte allegoria dell’esistenza, nella ricerca di un equilibrio tra il

pensare e il fare, tra le aspirazioni e i frammenti che di queste si possono effettivamente cogliere.

Questi atteggiamenti accompagnano M. Maspoli da sempre nella sua ricerca; e negli anni

la sperimentazione da lei condotta ha cercato di assecondare sia la flessibilità dei materiali sia le

proprie esigenze espressive, declinando al meglio la forza, o la delicatezza, delle varie tecniche,

in primis del disegno, sia di quello a tracciati sottili in punta d’incisione, sia di quello a macchie

progressive accostate come componenti di una architettura visionaria.

Mai come qui, le tecniche risultano non solo uno strumento esecutivo, ma diventano parte

integrante del prodotto.

Ci sarebbe poi un terzo elemento a dire il vero decisivo: gli incontri con maestri,

collaboratori, stampatori, colleghi, in cenacoli di studio e di lavoro.

Dal liceo artistico di Monza, all’Accademia Carrara di Bergamo, a Urbino, Venezia, Salisburgo,

Valdottavo, Lodz, i corsi con Sante Arduini, Pietro Sanchini, Renato Bruscaglia,Vladimiro Elvieri,

Andrzej Bartczak, Dariusz Kaca e altri maestri, con le varie incursioni nei loro insegnamenti di

xilografia, litografia, calcografia.

Nel catalogo, e quindi più estesamente nella mostra svoltasi nella Casa degli stampatori

Ebrei Soncino, due sono i periodi presi in considerazione dall’artista una prima sezione dal 1970

all’1983; e una seconda dal 2004 a oggi (…)

 

Circolo Artistico Bergamasco “La garitta”

di Mario Monteverdi

La natura eminentemente grafica dell’arte di Mimma Maspoli è sancita dalle sue scelte tecniche:

ella, in effetti, anche quando affronta il discorso pittorico, lo fa scegliendo quel procedimento che le permette di dipingere incidendo, ossia intervenendo con una punta infuocata sul legno, così da penetrarlo nell’atto stesso in cui permea di colore il segno secondo i dettami della pirografia.

Ciò premesso ci è agevole parlare della pittrice bergamasca in maniera unitaria, senza fare quelle distinzioni che, a volte, inducono a equivocare sul significato complessivo della produzione di un artista.

Che nella sua formazione abbiano avuto un notevole peso, dopo gli studi di pittura e calcografia presso l’Accademia Carrara di Bergamo, la frequenza dei corsi internazionali della tecnica dell’incisione a Urbino, nonché le esperienze ad alto livello compiute a Salisburgo e a Venezia è fuor di dubbuio:

oltre a acquisirvi il pieno possesso dei propri mezzi espressivi, Mimma Maspoli andò gradatamente formando un personale linguaggio a contatto con una cultura via via più “europea” ed è appunto codesto carattere nient’affatto circoscritto a tradizioni non dico provinciali o regionali, ma addirittura nazionali, che suscita un interesse specifico esorbitante il problema estetico od emozionale in sé, già per conto suo assai rilevante, per proiettarsi verso una più complessa e articolata interpretazione di valori esistenziali e biologici, ma in chiave eminentemente psicologica, dai quali scaturisce una personalità d’artista costantemente alla ricerca di risposte ai suoi inquietanti interrogativi.

Quali essi siano è al tempo medesimo facile e difficilissimo a dirsi: facile se ci limitiamo a coglierli nella loro genericità, difficilissimo se vogliamo scoprirne l’essenza. Ma è proprio l’indagine di quest’ultima che ci porta a vedere quanto può interessare chi dell’arte vuol osservare gli aspetti non superficiali: al di là di talune incidenze culturali che si spingono nel territorio del più qualificato surrealismo astratto intrecciato con aggiornati esiti espressionistici e, talora, col riflesso di alcune preziosità informali, ma con un’intensità cromatica e segnica che ricorda persino le più alte punte di un raffinatissimo jugensdstil, è possibile individuare il dramma che per metafore si svolge sui fogli e sulle tavole pirografate di Mimma Maspoli. Un dramma nel quale le memorie naturalistiche si compongono con l’analisi di un microcosmo addotto a esemplificazione di una dilatazione della cellula che la porta a identificarsi con la forma, compita sì, ma pronta a distruggersi nel suo incessante divenire per divenire di nuovo e continuare così un processo metamorfico. Ma un dramma che si converte a immagine e perciò diventa leggibile, qualora se ne voglia penetrare il senso recondito, il che non è facile, d’accordo, ma – al di là del piacere che l’incisività del segno e il timbro del colore provocano – la partecipazione a una vicenda interiore nella quale tutti più o meno ci troviamo coinvolti determina una corresponsabilizzazione nell’esser partecipi agli eventi di ogni momento della vita che viviamo.

Quelli che, per virtù di un’artista come Mimma Maspoli, convertono il fatto personale, l’angoscia dell’individuo, in uno stimolo poetico e agevolano la conoscenza dei laghi oscuri dei quali è popolata la geografia psichica del nostro inconscio e dalle cui profondità possiamo estrarre i dati per conferire alle immagini riflesse la funzione di uno specchio che ci ponga di fronte ai residui visibili di una superstite umanità.

MM